Al glorioso martire
di Cappadocia, al santo
dè cavaliere fervido
dai cuor s’innalzi il canto.
Siccome in noi lo suscita
l’ardenza della Fè!
“Salve”, dicendo, “o militefedel di Cristo Re!”.
Fermo in arcioni e intrepido,
in orrida tenzone,
ei fulminò l’orribile
divorator dragone.
Di Diocleziano gl’idoli
senza tremar sprezzo.
Parlò di Cristo all’anime
pagane e trionfò.
Giorgio santo, cavaliere,
prode e invitto di Gesù…
odi, ascolta le preghiere
di chi spera in te quaggiù.
Se dal drago un di la pia
tu salvasti e dall’error,
salva, noi dall’eresia
salva, o Giorgio nostro amor.
Fa sul nostro irto cammino
rifiorir le tue virtù.
Desta in noi lo zel divino
onde in terra ardesti tu!
Salve, oh salve!… La grande vittoria
noi sugli empi speriamo per te,
perché qui non diventi una gloria
lagrimata di Roma la Fè.
Quella Fede in cui tu già trovasti,
prodigiosa fortezza e valor.
Quella Fede che tu suggellasti
col tuo sangue, volando al Signor.
Mentre palme agitando, le schiere
dei Beati cantavan in ciel:
“Gloria a Giorgio, immortal cavaliere,
al vessillo di Cristo fedel!”.